Il tessuto adiposo bianco e bruno
Il tessuto adiposo bianco è il deposito energetico di adipociti (le cellule adipose), di trigliceridi ed è sede dell’immagazzinamento energetico. E’ anche un tessuto endocrino perché rilascia molecole ormonosimili, le adipochine, che intervengono nel colloquio con il sistema immunitario.
Il tessuto bruno è formato da cellule ricche di mitocondri (le centraline energetiche del nostro corpo) deputate al dispendio energetico.
Quindi il bianco serve a stoccare il grasso, mentre il bruno lo utilizza per produrre energia metabolica.
2 sono le sedi anatomiche del tessuto adiposo: 80% è il sottocutaneo, il 18-20% è mesenchimale. Questo è quello che si infarcisce di adipociti di grosse dimensioni, quando siamo in over alimentazione.
Mentre la nutrizione scarsa con privazione di nutrienti porta ad un tessuto formato poco e male.
Stress psicosociale e comportamento del tessuto adiposo
Un normale tessuto adiposo in condizioni di equilibrio si trova nell’individuo quale sede di trigliceridi.
Con il maggiore introito di cibo gli adipociti diventano così grossi fino a scoppiare e fanno da segnale al sistema immunitario, che invia i macrofagi per cercare di ripulire il campo… ma purtroppo si innescano dei segnali fuorvianti, i macrofagi invadono il tessuto adiposo e questo porta a resistenza insulinica, che apre la via al diabete di tipo 2. L’obesità va vista come uno stato infiammatorio continuo.
Se la nutrizione è superiore al necessario, il tessuto adiposo avrà cellule ipertrofiche, che cioè diventano grosse, disfunzionali, e si romperanno o entreranno in apoptosi (morte), rilasciando acidi grassi liberi e adipochine che richiameranno i macrofagi per mangiare i detriti di queste cellule adipose morte rilasciando fattori chiamati TNF alfa (Tumor Necrosis Factor) e IL-6 (interleuchina 6) che producono infiammazione, e se il soggetto continua a mangiare troppo, i grassi saranno inviati ad altri organi ed apparati (fegato steatosico e infarcimento di muscoli e osso) con disfunzioni imnportanti a carico degli stessi, infiammazione e rischio cardiovascolare.
Lo stress psicosociale porta il corpo a condizioni di allarme continuo perché i nostri geni ancora non si sono adattati al nuovo ambiente, cioè i nostri geni ancestrali non sono in grado di rispondere allo stress moderno.
Si è visto in tutti i primati (scimmie e uomo) che il sistema dello stress viene modificato nell’adulto se in età pre e post natale. Per questo i primi 1000 giorni dal concepimento sono così importanti. Negli animali la madre è prodiga di cure parentali attraverso le carezze e le spulciatine. Nell’uomo il contatto fisico e la condivisione sono indispensabili per mantenere una buona gestione dello stress.
Se il metabolismo è stressato avremo il così chiamato stress tossico: la nostra encefalizzazione, cioè il nostro limite cognitivo ci fa rimuginare sullo stesso fenomeno che ha creato lo stress.
Lord Bayron diceva “il ricordo della felicità non è più felicità, il ricordo del dolore è ancora dolore”
Infatti si parla di disturbo post-traumatico da stress quando per cercare di superarlo invece di imparare o farsi aiutare a gestirlo emozionalmente, lo facciamo attraverso la ricerca di cibi grassi e zuccherini – il così chiamato confort food -, che porta ad aumento dell’insulina e della leptina e neuropeptite Y. Questo viene rilasciato dalle fibre nervose e ci fa venire la fame nervosa, che poi ci rende stanchi e ghiotti. Al centro della nostra società c’è il cibo. Lo stress emozionale è veramente tossico quando la persona non condivide e si sente isolata.
Dagli esami del sangue possiamo rilevare i valori del grasso nel nostro corpo (colesterolo e trigliceridi). Il colesterolo, gravato dalla fama di essere tra i maggiori nemici della nostra salute, è invece necessariamente presente in tutte le nostre cellule, il nostro cervello ne contiene quantità molto elevate, poiché senza di esso non potrebbe funzionare, e la maggior parte dei nostri ormoni è prodotta a partire dal colesterolo; il colesterolo HDL (quello cosiddetto “buono”) si occupa di impedire il generarsi di processi di arteriosclerosi tenendo libere le arterie.
Quando si vanno a ritirare gli esami spesso vediamo minacciosi asterischi accanto alle voci riguardanti l’argomento, ma ormai gli studi hanno ampiamente dimostrato che dopo i 65 anni non vi sia alcuna giustificazione per un trattamento farmacologico con le statine, anche in caso di colesterolo elevato. E come il valore rilevato nel sangue dipenda da quanto di esso sia prodotto internamente, e non da quanto venga introdotto con il cibo. Ciò significa smentire un altro luogo comune su uova e cioccolato, che non sono responsabili dell’innalzamento del colesterolo, anzi gli ultimi studi dicono esattamente il contrario.
Come abbiamo già visto non sono i grassi che aumentano il grasso, ma i cibi e le bevande spazzatura, in particolare quelli che contengono fruttosio (che vanno assolutamente eliminati dalle dispense), quando siamo sottoposti a stress emozionale che non siamo capaci di gestire.
Giuliana Cossettini, PhD., ricercatrice