La Respirazione

Di tutte le grandi funzioni che assicurano la vita, la respirazione è, insieme alla circolazione, la più importante. Noi possiamo vivere molti giorni senza mangiare e senza dormire. Ma il corpo non è in grado di gestire una privazione d’aria per più di pochi minuti. Non c’è vita senza respirazione. Eppure la funzione respiratoria risulta essere la meno conosciuta e la più trascurata.

Noi respiriamo in superficie e in profondità, dalla pelle agli alveoli polmonari: 2 mq. di superficie per la pelle e circa 80-130 mq. di superficie alveolare. La pelle assicura una permeabilità vitale. La cellula respira.

Al contrario di tutti gli esseri viventi, solo l’uomo ha la facoltà di controllare coscientemente la sua respirazione. L’animale respira in modo inconsapevole, la sua respirazione è diretta interamente dal sistema nervoso simpatico. E l’uomo, fin tanto che non controlla coscientemente la sua capacità respiratoria, atto che dipende dal sistema cerebro-spinale, resta schiavo dei suoi istinti meccanici ed è dominato dagli influssi del suo ambiente, della natura e perfino delle forze cosmiche, che lo conducono e lo trasportano, suo malgrado.

Però l’uomo è libero: ha il poter di regolare se stesso, e non solamente di controllare le influenze esterne e di evitarle, ma anche di trasformarle in modo che servano ai suoi scopi. Tale controllo si ottiene attraverso la respirazione consapevole terapeutica.

  1. Gli effetti meccanici

Tutti i muscoli inattivi si atrofizzano, tutte le articolazioni che non sono mobilizzate si anchilosano: è la legge biologica, ineluttabile. Ma se tutti sanno che “la funzione crea l’organo”, pochi hanno coscienza del carattere inesorabile di questa legge. Dal momento in cui una funzione non è più sollecitata, si deteriora. Ciò è particolarmente vero per la respirazione. L’atleta uomo o donna, al colmo della sua condizione fisica, respira ampiamente e senza difficoltà. L’ampiezza toracica, misurata a centimetro morbido all’altezza della linea toracica, raggiunge la differenza dagli 8 ai 12 cm tra l’inspirazione e l’espirazione; a seconda della taglia e del peso, la capacità polmonare indicata dallo spirometro oscilla tra i 3,5 e gli 8 litri. Le cifre sono inferiori del 20-25% nelle donne. Si rileva correntemente che l’uomo sedentario arriva appena a 3 o 4 cm soffiando a fondo nello spirometro. Altrimenti detto, i polmoni sono sclerosati, le articolazioni toraciche sono saldate e non possono più essere utilizzate da dei muscoli inspiratori ed espiratori divenuti deficienti. Le grandi inspirazioni sono dolorose e richiedono uno sforzo di volontà che non è abituale. E’ possibile osservare gli accessi di tosse e le costrizioni sgradevoli della trachea che provano in particolare i fumatori, quando fanno delle forti inspirazioni alle quali non sono abituati a causa di una lunga inazione. A ciò va aggiunta la sensazione di non poter riempire completamente i loro polmoni…

L’espansione toracica si ottiene attraverso degli esercizi di rieducazione attiva e passiva. Sono delle inspirazioni ed espirazioni volontarie ottimali, che avranno qui tutta la nostra attenzione. Notiamo anzitutto che, nella respirazione incosciente, i muscoli che vi partecipano sono minimamente sollecitati, da cui la loro rapida atrofia. Nella inspirazione diretta essi entrano in gioco per distendere la cassa toracica nelle tre dimensioni: antero-posteriore, trasversale, verticale. Sono i sottocostali, gli scaleni e i dentellati che ampliano la gabbia toracica permettendo ai polmoni di estendersi; sono coadiuvati in ciò dal diaframma, la cui contrazione ingrandisce verticalmente il torace abbassando gli organi addominali, divaricando l’arco costale in alto e all’infuori (anche se il diaframma, muscolo a forma di cupola, ingrandisce il torace nelle sue tre dimensioni). L’espirazione, nella respirazione naturale, si fa senza sforzo: la gabbia toracica ritorna alla sua posizione primitiva, nonostante che l’aria venga espulsa di fatto dall’elasticità dei polmoni. Non è dunque nell’inspirazione volontaria forzata che i muscoli si contraggono. Dopo l’inspirazione, gli organi addominali compressi spingono il diaframma verso l’alto, con l’effetto di ridurre la dimensione del torace e di emettere l’aria inspirata. I muscoli addominali – retto dell’addome, traverso e obliqui, che stringono e sostengono il ventre – entrano attivamente in gioco nelle grandi espirazioni: senza il loro intervento l’anidride carbonica non può essere completamente espulsa.

  • Gli effetti fisiologici

È negli alveoli polmonari che il sangue venoso si trasforma in sangue arterioso. Siamo ben lontani dall’utilizzo dei nostri 130 mq di tessuto polmonare, dove si compie il fenomeno dell’ematosi, il cui compito è quello di ossigenare il nostro sangue. In realtà noi respiriamo appena mezzo litro d’aria ad ogni respirazione. Per aumentare la ventilazione polmonare, bisogna fare una forte inspirazione introducendo nei nostri polmoni l’aria complementare, ed espirare a fondo per cacciare l’aria che vi resta altrimenti di riserva. Sappiamo in effetti che rimane nei polmoni un’aria residua alveolare carica di acido carbonico. Così la respirazione nell’uomo che non fa mai esercizio, né delle inspirazioni e delle espirazioni volontarie forzate, resta sempre ridotta. Il sangue parzialmente carico di scorie si trova privo di ossigeno, tanto che secondo il dottor Lacroix “è al momento dell’inspirazione, vale a dire quando c’è più aria nei polmoni” che la circolazione del sangue intra-polmonare è più attiva. Più precisamente ancora, l’inspirazione determina nel polmone un richiamo d’aria ed un afflusso di sangue, condizioni fisiologiche eccellenti per l’ematosi (fissaggio dell’ossigeno sull’emoglobina dei globuli rossi).

  • Azione sulla fatica

Uno dei fattori essenziali della fatica è l’eliminazione imperfetta delle scorie della combustione muscolare, vale a dire dall’acido lattico prodotto dalla scomposizione del glicogeno. La ricchezza più o meno grande di ossigeno nel sangue condiziona la rapidità con la quale l’acido lattico può essere eliminato. Se la capacità polmonare diventa insufficiente vi è un lento avvelenamento dell’organismo a causa delle scorie della combustione. Il primo organo a patirne è il fegato, la cui funzione emuntoria di eliminazione tossinica si trova sovraccaricata.

  • Azione sulla ghiandola epatica

I movimenti diaframmatici di grande ampiezza che abbracciano il fegato favoriscono la secrezione biliare, da cui il versamento della colesterina nell’intestino. Per gli stessi effetti si trova regolarizzata la funzione del pancreas e del duodeno. Da questa stimolazione e dalla combustione dei grassi a livello dei polmoni (si sa che il fegato immagazzina i grassi) la ghiandola epatica si trova alleggerita. E’ così che la respirazione completa si rivela essere il rimedio più efficace per l’insufficienza epatica. Ma gli zuccheri sono ugualmente immagazzinati nel fegato per essere restituiti al muscolo sotto forma di glucosio: questa funzione si trova doppiamente migliorata sia dalla stimolazione dell’organo che dalla richiesta di glucosio fatta dai muscoli che entrano in gioco nella respirazione forzata.

  • Azione sulla combustione dei grassi

Riprendendo i lavori di diversi autori, il dr. René Lacroix attira l’attenzione sull’importanza del polmone nella combustione dei grassi. “Nel corso della sua traversata polmonare, il sangue perderà il 10% del suo tenore di grassi…” Il polmone ferma i grassi al loro passaggio, li fissa (lipossia) e li distrugge per combustione (lipodieresi).

  • Azione sull’apparato cardio-vascolare

Il sangue venoso contiene più colesterina che il sangue arterioso appena ossigenato. La sovrarespirazione agisce a livello del fegato con i mezzi sopra citati e a livello polmonare con l’ossidazione dei grassi: regolarizza il metabolismo colesterolemico. Ciò ha come effetto di sbarazzare il sangue dalle sue scorie e di fluidificarlo, facilitando la circolazione; di lottare contro l’aterosclerosi che indurisce e ostruisce le arterie; di conseguenza prevenire l’arterite e gli incidenti vascolari come l’infarto. D’altronde gli esercizi i respirazione consapevole terapeutica invece di affaticare il cuore, lo fortificano e permettono di controllarlo: così una forte inspirazione seguita da un blocco lo rallenta e lo regolarizza.

  • Altri effetti fisiologici

L’allenamento con gli esercizi di respirazione consapevole terapeutica perfeziona le vie respiratorie, evita e combatte i disturbi polmonari: è particolarmente evidente che il tessuto polmonare ed i bronchi fortemente ossigenati non possono soccombere all’aggressione dei microbi. La sovrarespirazione regolarizza:

1. la funzione della milza, di cui si sa che presiede la formazione dei globuli rossi,

2. quella dell’intestino per la pressione ritmica del diaframma e la contrazione dei muscoli addominali durante le espirazioni profonde,

3. quella del sistema nervoso per le interferenze che risultano dalle connessioni esistenti tra il centro respiratorio bulbare e la scorza cerebrale da una parte, e tra il simpatico e il parasimpatico dall’altro)

      8) Gli effetti sul sonno

Uno degli effetti più importanti: il sonno risulta più profondo e più riposante. Alcuni soggetti riscontrano una diminuzione della durata del sonno, accompagnata da una sensazione di essere ben riposati al risveglio. Ciò si spiega facilmente perché il sonno è più profondo.

  • Gli effetti psicologici

Sono quasi istantanei. L’intossicazione che risulta da una respirazione rallentata – quella di tutti i sedentari – fa nascere la fatica che agisce sul morale, da cui il pessimismo, l’astenia, lo scoraggiamento. Dopo la seduta il paziente si trova rinvigorito, le tossine della fatica sono state eliminate. Da notare che “la cellula nervosa consuma 20 volte più ossigeno a riposo rispetto al muscolo. Ciò fa comprendere l’importanza della respirazione completa, quando si tratta di tonificare, rigenerare un sistema nervoso deficitario.” Uno sforzo cerebrale prolungato è ugualmente produttore di tossine e l’immobilità blocca l’eliminazione dei veleni, rallentando i movimenti respiratori. Tutti gli effetti enunciati precedentemente possono essere intensificati dalla respirazione ritmica, basata sul ritmo del cuore, utilizzata nella prassi RCT.

(Appunti di lezione anno 2001-2002 Scuola di Naturopatia HQI di Udine)

La dr.ssa Ilaria Forte, medico chirurgo, è insegnante delle tecniche R.C.T.

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