Dimmi come fai la cacca e ti dirò come stai

“Controllare le proprie feci dovrebbe essere una prassi personale per comprendere se siamo in buona salute!”.
Cosa sono le feci
Con il termine feci si indica il materiale di rifiuto che viene emesso dagli esseri viventi del regno animale e sono prodotte dall’apparato digerente.
Sono composte in buona parte da residui alimentari non digeribili, come cellulosa e cheratina, da residui di acidi gastrici, da bile che agisce principalmente sul colore, da muco, da cellule morte e, in parte considerevole, da batteri e acqua.
La normale percentuale del peso totale delle feci umane è costituita dal 75% di acqua e il 25% di sostanze solide.
Le sostanze solide sono costituite prevalentemente da fibre che determinano la struttura e la consistenza delle feci: infatti, se le fibre sono poco presenti, la quantità di acqua presente nelle feci si riduce determinando una consistenza delle stesse di tipo caprino (vedere Bristol stool scale). Inoltre, il 30% del loro peso è costituito da batteri, normalmente saprofiti. Il 15% è rappresentato da sostanze inorganiche, in particolare fosfati e calcio che sono normalmente assunti in eccesso e quindi in parte eliminate con le feci. Il 5% è rappresentato da sostanze lipidiche e derivati; il resto è rappresentato da muco, cellule di desquamazione ed enzimi digestivi.
La composizione delle feci è quindi, eccezion fatta per le fibre assunte, indipendente dall’alimentazione; infatti, una parte delle stesse non ha origine alimentare, ma si tratta del disfacimento epiteliale delle cellule intestinali che hanno un turnover di rigenerazione piuttosto veloce, tant’è che si continuano a formare anche in caso di digiuno.
Ciò che notiamo immediatamente è il cambiamento di colore oltre che la consistenza, la forma, l’odore e il numero di evacuazioni giornaliere. Queste modifiche potrebbero essere un campanello d’allarme che ci dovrebbe portare immediatamente a parlarne con il nostro medico perché potrebbero identificare un cambiamento nel nostro stato di nutrizione alimentare, che si riflette di conseguenza sulle caratteristiche del nostro microbioma intestinale.
Il colore
Il normale colore delle feci varia dal marrone chiaro al marrone scuro e ciò è dovuto alla conversione chimica della bilirubina (che entra nella composizione della bile) in urobilina e stercobilina da parte dei batteri intestinali e degli enzimi.
VERDE
La colorazione verde è data dalla biliverdina, un precursore della bilirubina, che si trova nelle feci quando il transito intestinale e così veloce da non permettere la sua completa metabolizzazione da parte della flora intestinale.
Tale colore, comunque, lo troviamo ugualmente a seguito dell’assunzione di alimenti contenenti clorofilla, come: spinaci, rucola, prezzemolo, fagiolini e vegetali a foglia verde in genere. Anche farmaci (usualmente antibiotici) ed integratori possono contenere clorofilla.
GIALLO
È segno della presenza di grassi nelle feci. Ciò può essere dovuto ad un cattivo funzionamento del pancreas, con scarsa produzione di enzimi utili alla loro digestione. Le feci appaiono giallastre, unte e di cattivo odore. Feci pallide, ma lucide ed untuose, sono tipiche della steatorrea (eccessiva presenza di grasso negli escrementi, causata generalmente da un malassorbimento intestinale come avviene nella celiachia).
ARANCIONE
Tale colorazione in linea di massima è data dagli alimenti e da alcuni farmaci. Per quanto concerne l’alimentazione è chiamato in causa il consumo di cibi ricchi di beta-carotene, riconoscibili dalla loro colorazione con sfumature giallo-arancioni (carote, zucche, albicocche, mango, patate dolci ecc.).
Anche l’abuso degli integratori che contengono questo pigmento ad azione antiossidante, e l’assunzione di medicinali a base di rifampicina possono dare tale colorazione alle feci.
ROSSO
Questo è il colore che mette maggiormente in allarme per il timore che possa esserci sangue nelle feci, anche se non sempre è così. C’è da dire, infatti, che anche in questo caso gli alimenti di colore rosso (succo di pomodoro, frutta rossa e barbabietole) possono dare tale caratteristica cromatica.
Tuttavia, il “rosso” nelle feci è un sintomo di allarme di qualche sanguinamento intestinale.
Il sangue rosso vivo che avvolge le feci con striature è indice di un sanguinamento nella zona ano rettale (le stesse striature sono visibili anche sulla carta igienica) e le cause possono essere: emorroidi o ragadi anali, ma anche più infaustamente tumori dell’ultimo tratto dell’intestino.
Se invece il colore del sangue è rosso scuro ed è frammisto alle feci allora l’emorragia è a livello di intestino crasso (colon). Le patologie che possono provocare questo tipo di problema sono polipi, forme tumorali, diverticoli, patologie infiammatorie e vascolari.
GRIGIO/NERO
Feci di colore grigio scuro possono segnalare la presenza di metalli, come ferro (ad esempio per l’eccessiva ingestione di cioccolato e/o carne, o assunzione di integratori) o bismuto.
Le feci nerastre e catramose indicano la presenza di sangue parzialmente digerito (melena), come avviene in caso di emorragie del tratto digerente superiore (esofago, stomaco, duodeno). Anche un sanguinamento di piccola entità del piccolo intestino e del colon prossimale (cieco) può dare a volte una colorazione nerastra alle feci. La melena, come elemento differenziale dalle feci scure non da sanguinamento, ha un caratteristico odore acido, putrido, nauseante, particolarmente sgradevole.
Anche in questo caso può essere causa l’alimentazione: l’assunzione di carbone, liquirizia, mirtilli e olive neri possono colorare di nero le feci.
La stitichezza, in genere, si associa a feci scure per una più lunga permanenza nel colon (mentre nella diarrea le feci sono molto più chiare).
BIANCO/GRIGIO
Anche in questo caso l’alimentazione e i farmaci hanno la loro influenza. Infatti, l’assunzione di cibi di colore bianco o beige, come riso, patate o tapioca e l’ingestione di antiacidi (a base di idrossido di alluminio), possono conferire alle feci un colore bianco gessato.
Ricollegandoci al concetto precedentemente riportato, e cioè che il colore delle feci è dovuto soprattutto alla presenza di bilirubina e dei suoi metaboliti, si deduce che un’ipocromia fecale può essere dovuta a situazioni che impediscono l’arrivo della bile nell’intestino (calcoli della via biliare o tumore del pancreas) o a patologie del fegato o delle vie biliari e pancreatiche in cui si determina una riduzione di bilirubina o di transaminasi alte (cirrosi, epatite e cancro al fegato).
La forma
La forma dovrebbe essere quella del colon/retto, quindi a salsiccia, mentre la consistenza dovrebbe essere morbida. Consistenza e forma dipendono essenzialmente dal loro contenuto in acqua, che è inversamente proporzionale al tempo di permanenza nel colon. Più le feci restano nel colon più diventano aride e dure. Ci sono sette diversi tipi di feci, scala di Bristol, che va dalla consistenza dura legata alla stipsi a quella acquosa legata alla diarrea.
Considerando la scala di Bristol, partiamo dalle cosiddette feci a pallina (difficili da espellere), alle feci liquide (Infezioni intestinali). Questi sono gli estremi, abbiamo ovviamente altre tipologie intermedie. Secondo gli esperti la perfetta sarebbe la numero 4: Feci morbide a forma di salsiccia o serpente, le quali si espellono con facilità e lasciano una sensazione di svuotamento completo.
L’odore
Acre e pungente, nauseabondo o rancido che sia, l’odore delle feci è un indicatore dello stato di benessere dell’intestino. Sono infatti i batteri della flora intestinale a determinare la putrefazione dei nutrienti sfuggiti all’assorbimento: dagli aminoacidi – i costituenti delle proteine – originano amine tossiche come putrescina, indolo o scatolo, che conferiscono alle feci uno sgradevole odore di pesce andato a male; dagli zuccheri non digeriti derivano invece alcuni acidi grassi volatili dall’aroma tipico, acre e pungente. Le feci diarroiche non sono particolarmente maleodoranti, al contrario di quelle che permangono più a lungo nell’intestino. Le feci diventano maleodoranti anche in caso di malassorbimento: per esempio, nella celiachia l’odore è nauseante e rancido.
Quando il malassorbimento è soprattutto proteico l’odore è nauseabondo, mentre si fa acre e penetrante quando nel colon arrivano quantità ingenti di zuccheri e di amidi non assorbiti o maldigeriti. L’odore delle feci è dunque influenzato dalle abitudini alimentari – quantità di proteine, alimenti aromatici come aglio e cipolle -, dallo stato di salute della flora batterica e da stili di vita particolari, come fumare o masticare tabacco.
In generale, il consumo di pasti piccoli e ben bilanciati, non associati a quantità eccesive di alimenti incompatibili, aiuta a migliorare i processi digestivi e di conseguenza l’odore delle feci.
La pancia gonfia
Molte persone lamentano gonfiore eccessivo, soprattutto serale, al ventre.
Si tratta spesso non tanto di un’intolleranza alimentare, come spesso accade di pensare, ma piuttosto di uno stato di disbiosi anche momentanea, dovuta all’introduzione di alimenti in orari poco consoni alla corretta digestione.
Questo ha ripercussioni anche sulla qualità del sonno, sullo stato di energia generale del corpo, sulla psiche.
Qui si può intervenire con dei semplici test non invasivi che permettono di valutare a 360 gradi lo stato di salute dell’organismo e verificare se e come variare gli orari di assunzione degli alimenti ed eventualmente rigenerare la flora batterica con i probiotici specifici di ciascun tratto intestinale.

Elisa Zaccaron, Heilpraktiker, Naturopata
Cell. 345 455 2445
E mail elisaz.naturopata@gmail.com

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