Grande è la varietà di informazioni che internet e la TV ci propongono in tutte le salse per dimagrire. Ma non è per nulla una cosa intelligente fare scelte drastiche senza avere ben valutato il punto di partenza.
Digiunando si perde peso, ma questo non significa nulla se non sappiamo quale peso abbiamo perso: quello della densità ossea? o della massa muscolare? o solamente dell’acqua come avviene nei primi pochissimi giorni, o un po’ di grasso? Se non si misura in vivo con strumenti validati e non invasivi non potremo mai esserne certi.
Alcune domande che potremmo porci prima di seguire un’indicazione che proviene da fonti social: Siamo tutti uguali? Abbiamo tutti la stessa età? Facciamo tutti la stessa dieta? Facciamo tutti la stessa attività fisica? Gli ormoni che sono presenti in una persona, lo sono anche in un’altra allo stesso valore? Assumiamo tutti farmaci o addirittura gli stessi farmaci? Abbiamo lo stesso comportamento alimentare? Abbiamo la stessa visione della vita? Siamo tutti ugualmente felici o infelici? Tutti dormiamo bene la notte? I processi digestivi sono uguali per tutti?
Le variabili sono infinite, e ad ognuna di esse corrisponde una data modalità di risposta a qualsiasi intervento salutistico (dalla dieta, all’attività fisica).
Quindi, appurato che ognuno di noi è unico ed irripetibile, bisogna ben valutare da dove si parte per verificare se le scelte fatte portano al risultato voluto.
Parlando di digiuno… Il digiuno sbagliato per una persona crea da subito un’ipofrontalità. Il cervello valuta immediatamente l’apporto dei nutrienti e dell’acqua, e se non gli arrivano, riduce le zone che non sono strettamente necessarie per vivere, portando la persona a livello del circuito limbico (animalità: combatti e fuggi o rimani immobile).
Certamente non si tratta di un bel risultato, soprattutto in persone che hanno dei lavori impegnativi o grosse responsabilità, perché possono incorrere in gravissimi errori (vedi medici, chirurghi, militari, piloti, ecc).
L’ipofrontalità, cioè la mancanza di energia alla corteccia prefrontale avviene a causa di
- mancata idratazione
- elevata permeabilità capillare (cioè uno stato elevato di citochine proinfiammatorie in tutto il corpo)
- alimentazione acidificante da alimenti industrializzati superprocessati (snack, patatine, paninetti, bevande zuccherate)
- elevata spesa energetica non bilanciata per esagerata attività fisica o per lavoro.
Quando il cervello ha bisogno di più energia, altera il sistema nervoso e anche la composizione corporea, che diventa risparmiatrice, perciò stocca grasso invece di liberarsene, creando processi digestivi più lunghi (SONNOLENZA POSTPRANDIALE) e iperattività del sistema dello stress con perdita di massa muscolare soprattutto nelle braccia e nelle gambe, per convertire il glucosio per il cervello, che lo chiede con voracità, ma non lo consuma tutto, così verrà ancora trasformato in grasso.
La corteccia prefrontale in costante ipofrontalità, (situazione verificata da numerosissimi studi internazionali), purtroppo in un tempo che può andare dai 6 mesi ai 5 anni sviluppa nel corpo malattie croniche, quali:
- Cardiovascolari
- Dismetaboliche
- Autoimmuni
- Degenerative/oncologiche
- Mentali/psichiatriche
C’è però una buona notizia: si può sempre recuperare da tutto, è sufficiente metterci la decisione, la buona volontà e fare tutto il necessario, perché il corpo si ammala, ma anche guarisce. Si tratta del grande regalo che abbiamo ricevuto.
Nel nostro Studio Integrato di Salute e Benessere abbiamo la strumentazione non invasiva per aiutarvi a fare scelte ponderate che portino al recupero della salute e al peso forma ad ogni età, ben definite per ciascuna persona.
Giuliana Cossettini, Ricercatrice, PhD.
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