LE ERBE SPONTANEE COMMESTIBILI IN FVG
I sapori della natura non addomesticata.
Esattamente come in tutto il resto d’Italia e del mondo, la raccolta di erbe spontanee, officinali e non, era parte integrante della cultura e delle abitudini di un tempo non lontano. A partire dal momento del disgelo fino a primavera inoltrata, le donne e i bambini, dedicavano molto tempo alla raccolta di piantine nuove e germogli. La capacità di riconoscere e distinguere le erbe commestibili era parte integrante del bagaglio di conoscenze che venivano tramandate dalla cultura popolare, di generazione in generazione.
Proprio per questo la raccolta non si deve fare come improvvisati raccoglitori, ma attraverso l’insegnamento di qualcuno che le conosce bene, dato che ci si può imbattere in intossicazioni anche molto pesanti.
La raccolta va fatta lontano da fonti inquinanti come strade, campi coltivati con metodi intensivi, allevamenti di animali, giardini pubblici…
Vanno recise alla base con un coltellino affilato e raccolte in un cestino o sacchetto. Dopo lavate, si preparano per il consumo che può essere a crudo, in qualche insalata, o cotte per un contorno, una minestra o qualche ripieno.
Sono molto gustose, depurative, antiossidanti e hanno in loro l’energia potente dello stato spontaneo e selvatico.
Poco si sa del fatto che la raccolta è normata dalla Legge Regionale 9/2007 – Norme in materia di risorse forestali e con il successivo D.P.Reg. 074/2009 – Regolamento per la tutela della flora e della fauna di importanza comunitaria, che individua le specie di cui è vietata la raccolta e quantità massime raccoglibili per le specie di cui invece è consentita…nel rispetto di tradizioni, usi e costumi locali.
Considerando che il FRIULI VENEZIA GIULIA è composto da una notevole varietà di terreni, climi e microclimi, anche la quantità di specie di erbe a disposizione è molto varia.
Quali sono le più conosciute e utilizzate nella cucina friulana tradizionaleì?
SILENE (silene vulgaris) sclopìt. grisòt, s’ciopeti, litùm, pistòn, carleti…
Nella cucina friulana è sicuramente il più apprezzato e conosciuto. La parte commestibile è rappresentata dalle foglie basali che devono essere raccolte prima della fioritura. Deliziose le frittate, i risotti e gli sformati.
TARASSACO (Taraxacum officinalis) ladrichesse, pisseciàn, tale, radiciele…
Lo conosciamo tutti, con il suo caratteristico fiore giallo che diventa un soffione e per le proprietà depurative. Molto comune, si utilizzano le foglie giovani. I bottoni floreali immaturi, una volta, venivano scottati in aceto e vino, successivamente conservati sott’olio e chiamati ”capperi friulani”.
Le foglie scottate e mangiate con olio e limone, sono un ottimo contorno dal tonico sapore amaro.
VALERIANELLA (Valeriana locusta) argielùt, gialùt, galet, gallinella…
E’ una pianta che oggi viene coltivata su larga scala. Va consumata cruda, quella spontanea, non ha paragone come intensità di aroma e consistenza delle foglioline.
AGLIO ORSINO ( Allium ursinum ) ài salvadi…
Facilmente riconoscibile per il forte sapore agliaceo, che si diceva risvegliasse gli orsi dal letargo. Cresce nei sottoboschi e nei versanti ombrosi dei fossi. Le sue bellissime foglie vengono utilizzate in frittate, zuppe, ripieni e per fare un buonissimo pesto.
ORTICA ( Urtica dioica ) urtìe, ortigia, urtiga…
Pianta con cui tutti abbiamo avuto a che fare con il suo potere urticante. Si trova in terreni abbandonati e si utilizzano i germogli apicali, che con la cottura perdono la capacità irritante. Ottima per creare delle vellutate, dei risotti e frittate.
LUPPOLO (Humulus Lupulus ) urtizons, urticjons, bruscandui, vidison…
Si trova in luoghi umidi, ai margini dei boschi e si raccolgono i getti delle giovani piante. Dal sapore prelibato per le immancabili frittate friulane, risotti e ripieni.
PAPAVERO o ROSOLACCIO (Papaver rhoeas ) confenòn, rosoline, papavers, pavariel…
Il nome deriverebbe dalla pappa a cui venivano aggiunte in antichità i petali. Si credeva tranquillizzasse i bambini con le sue proprietà narcotiche. Cresce nei campi di cereali e ai bordi delle strade. Era quasi scomparso e ora lo si sta rivedendo con maggior frequenza. Si utilizzano le piantine molto giovani, lontano dal tempo della fioritura, che possono entrare nei contorni, risotti, frittate, ecc,,,
Queste sono fra le erbe più comuni e maggiormente conosciute, ma la lista non finisce certo qui….il loro sapore particolarmente aromatico, la loro origine non domesticata e il breve tempo in cui possiamo usufruirne, rende le pietanze particolarmente prelibate.
Purtroppo per la quarantena che stiamo vivendo, non possiamo liberamente circolare in cerca di erbe, ma io lo stesso vi lascio una ricettina facilissima, in cui potete sostituire le erbe con quelle aromatiche che magari avete a disposizione in giardino o sul terrazzo:
per 2 persone :
una manciata di erbette varie, mondate e asciugate
180/200 gr ricotta fresca (anche di capra o pecora, o mista)
un pochino di zenzero o di aglio.
In poco olio e due cucchiai di acqua appassire (per pochissimi minuti) le erbette con lo zenzero o l’aglio… a piacere
unire le erbette alla ricotta e salare, formando un composto omogeneo.
Porre in uno stampino, che a sua volta riporrete in una pirofila da forno più grande con dell’acqua almeno fino ai 2/3 del bordo. Infornate a 180 gradi per 20 minuti circa, dopodichè lo sformatino sarà pronto e squisito.
La cottura può essere fatta anche senza bagnomaria, ma le temperature all’interno del cibo saranno più alte con ulteriore depauperamento delle sostanze.
Divertitevi con il cibo e le stagioni.
#lacucinadalprincipio
Flavia Lenarduzzi
fonti :
– me medesima
– azienda.sanitaria fvg. azienda informa
– le erbe spontanee nella cucina del fvg- G. Mansutti – blog