Le due vie della biologia quantistica e della medicina decentralizzata

le due vie non esistono, sono una, probabilmente

Principi fisici

Il dualismo dell’esistente ha sempre affascinato e ispirato l’essere umano a riflettere sulla natura della realtà del mondo che lo circonda e dell’universo. 

Oggi alla luce della fisica quantistica, in particolare della teoria quantistica dei campi, possiamo comprendere che questo imprescindibile dualismo naturale è in costante comunicazione al fine di garantire alla vita la sua forma coerente, il suo sviluppo, o in altre parole, la sua evoluzione.

A tal proposito, come fa notare sagacemente il fisico Emilio Del Giudice, è interessante che a livello formale della teoria, la coerenza di un dato sistema sia tanto più espressa quanto più il sistema si trova in uno stato di apertura all’ambiente. 

L’apertura del sistema, qualunque sistema vivente, è teoricamente illimitata, ma segue un concetto probabilistico controintuitivo secondo il quale tanto più sconosciuto e ampio è il numero di attori coinvolti, tanto più il sistema sarà coerente. Al contrario, tanto più il sistema è noto all’osservatore e gli attori coinvolti ridotti, tanto più questo perderà coerenza ed efficienza nella comunicazione.  

Funzioni biologiche dell’acqua

Nella vita, in biologia quantistica, la gestione dell’informazione avviene attraverso meccanismi di risonanza (senza dubbio elettromagnetica, ma probabilmente anche ad livello subatomico, più “sottile”) di cosiddetti “domini di coerenza”, generati in gruppi relativamente piccoli di molecole d’acqua che, vibrando all’unisono, creano delle vere e proprie infrastrutture binarie per tradurre il codice universale della vita. (Anche nel codice binario si presenta il dualismo, come lo yin e lo yang generano i 64 bit dell’I-Ching).

Questi domini di coerenza possono poi armonizzare il segnale tra loro, andando così a generare dei super-domini di coerenza formati dall’insieme degli stessi.

I domini di coerenza dell’acqua possono quindi in tal modo esprimere tutte le frequenze universali, facendo così dell’acqua il “traduttore” perfetto dell’informazione della vita.

Inoltre, l’acqua in questa forma nasconde un altro elemento imprescindibile alla vita: modificando la sua struttura modifica anche le sue proprietà elettrochimiche, dividendosi incessantemente in due (!) diversi stati, l’uno con proprietà riducenti e l’altro ossidanti.

Questo a sua volta permette alla vita, a partire dalla sola “semplice” acqua, l’utilizzo delle sue componenti base in termini di protoni H+ ed elettroni e-, scambiati nel sistema biologico con l’utilizzo dell’ossigeno.

Funzioni biologiche della luce

Ora e da sempre sappiamo tutti implicitamente una cosa, che il sole è al centro del nostro sistema e rappresenta la fonte della vita.

Tutto ciò che esiste di vivo è espressione di un’energia che deriva da una catena che ha origine nella fotosintesi, che si esprime nelle piante tramite la clorofilla, mentre nel vivente questa è sostenuta, in altra forma, dalla melanina. 

La luce, la forza del sole, è una forza elettromagnetica che si esprime tramite l’emissione di fotoni, i quali per comunicare – insegna Einstein – si mettono in relazione solo e unicamente con altri personaggi già incontrati nella nostra storia: gli elettroni

L’effetto fotoelettrico rappresenta perciò una porta per lo scambio di informazioni con l’ambiente, sia esterno come nel caso della generazione di pro-ormoni tramite il sistema, diffuso in tutto il corpo, della pro-opiomelanocortina (POMC) che interno al corpo, come dimostrato da Fritz-Albert Popp con i biofotoni. A tal proposito Teofrasto Paracelso e altri illustri del passato avrebbero commentato che macrocosmo e microcosmo sono una riflessione l’uno dell’altro, mentre oggi similmente parliamo di una realtà come espressione di un ologramma.

Abbiamo quindi una fonte esterna di energia luminosa, il sole, che comunica nel tempo con noi e fornisce al sistema biologico un vero e proprio ordine, un logos, e al tempo stesso ci fornisce energia ricaricando la nostra riserva interna di luce.

Questa riserva di luce è resa possibile da diversi fattori lipidici e proteici che all’interno del corpo operano come semiconduttori, ed in particolare dalla sostanza più nera che c’è, la melanina, che non ironicamente come specie abbiamo concentrato, più di tutte le altre forme di vita, all’interno della nostra tanto cara scatola cranica.

Nell’evoluzione dell’essere umano il cervello è, citando il neurochirurgo “uncle” Jack Kruse, la nostra Ferrari che abbiamo messo tra le orecchie, un computer quantistico che necessita un segnale ottimale di tutto il sistema fotorecettoriale, sia ottico che non ottico (la pelle in questo sistema è come un grande pannello fotovoltaico, o come una tuta spaziale) e che ci rende gli abitanti del pianeta più sensibili alle variazioni dell’ambiente luminoso.

Il cervello, a livello del nucleo sopra chiasmatico (SNC), regola come un marcatempo tramite luce, gravità e flusso di elettroni, tutta la sincronizzazione dei fenomeni che rendono possibile la vita. Altrimenti il sistema delega le funzioni a dei sistemi di marcatura del tempo periferici, generando inevitabilmente maggior caos e maggior entropia.

Per inciso: l’osservazione attuale è che nel processo di quella che viene considerata l’inesorabile disidratazione del corpo umano, il primo organo a soffrirne sia il cervello. 

Questo non dovrebbe più stupire il lettore: meno acqua strutturata in domini di coerenza porta ad una minor coerenza e ad una perdita di efficienza di trasmissione del segnale. E si riflette in una perdita di efficienza nell’uso dei fotoni, e di conseguenza degli elettroni, con dispersione di questi ultimi nell’ambiente. 

Evidentemente questo nel cervello appare come un fenomeno critico, considerando che è proprio lì che come specie abbiamo messo la nostra maggior riserva di acqua e melanina (e non solo).

Funzioni biologiche della terra 

Se l’acqua è traduttore, l’altro attore nel dualismo della vita è senza dubbio la terra, che comunica alla vita la sua informazione “magnetica” così come spiega bene la geo- e astro-fisica Giuliana Conforto, si studia con il suono. 

Questa frequenza terrestre, chiamata risonanza Schumann dal nome del fisico tedesco Winfried Otto Schumann, è in relazione diretta ed è integrata nel sistema biologico dell’essere umano in quanto permette l’espressione delle onde cerebrali alpha, tipiche degli stati di veglia calma e rilassata.

Inoltre la terra ha un suo campo magnetico, che rappresenta per noi esseri umani che stiamo sulla superfice, ma in generale su tutta la crosta compresi i fondali oceanici, una fonte pressoché illimitata di elettroni, cariche elettronegative, che contribuiscono a mantenere il sistema al corretto voltaggio cellulare.

La funzione della terra è quindi – c’era da aspettarselo – duplice: da un lato comunica la frequenza, e dall’altro fornisce energia tramite un flusso costante di elettroni che si muovono da aree di alta concentrazione ad aree di bassa concentrazione. 

In questo contesto, parlando di voltaggi cellulari, è importante sempre ricordare che il pH, o gradiente dell’idrogeno, non è solamente una misura di una caratteristica biochimica, bensì elettrochimica, in quanto le sostanze acide che si definiscono ossidanti sono in grado di assorbire un gran numero di elettroni, vista la grande carica positiva (tanti H+ richiamano tanti e-), mentre le sostanze basiche che si definiscono riducenti possono invece donare un gran numero di elettroni. 

In questo modo diventa evidente che il pH che garantisce la vita umana, leggermente basico, è l’espressione del mantenimento di un potenziale elettrico di membrana negativo, con tanti e- che devono essere in qualche modo introdotti e mantenuti all’interno del sistema biologico.

La medicina decentralizzata – le due vie

Abbiamo presentato diversi personaggi, i principali della storia della vita. Indiscutibilmente ce ne sono senza dubbio altri che in questo blog non è possibile presentare e che verranno discussi più avanti (ironicamente mancano a questo primo appello il concetto di “vuoto” quantistico e delle onde solitarie, i solitoni). 

Infatti la storia ha tanti capitoli, alcuni già bene aperti, altri in divenire, ma quello che è importante è capire che ogni personaggio non è a sé stante, ma interagisce con gli altri per formare la trama della storia della vita, che di fatto deve sempre risolvere un problema probabilistico per garantire il mantenimento della coerenza interna al sistema quantistico biologico.

La medicina decentralizzata, lanciata concettualmente dal già citato “uncle” Jack Kruse, accetta la nozione secondo la quale la natura opera come un sistema decentralizzato, ovvero senza la presenza di un unico controllore centrale, per cui tutti i personaggi sono importanti e devono entrare in scena coerentemente alla loro funzione nell’evoluzione della vita dell’essere umano. La vita si manifesta come espressione coerente governata da un incessante e immediato scambio di informazioni tra luce, acqua e magnetismo.

Questa essenza decentralizzata della Natura dell’universo e della vita è una visione radicale, per cui qualsiasi movimento o azione che tende a centralizzare, a creare un controllore centrale, porta con sé una perdita di coerenza, con nuovi attriti e future delusioni.

In altre parole, allontanarsi dalla Natura porta sempre ad avere un conto da pagare.

Dal punto di vista pratico la medicina decentralizzata propone a livello concettuale la visione di due vie: la via positiva e la via negativa.

  • La via positiva permette l’ingresso delle forze utili al mantenimento della coerenza del corpo, ovvero quello che mantiene elettroni dentro al sistema ne previene la dispersione all’ambiente esterno;
  • La via negativa cerca di limitare l’ingresso delle forze, prevalentemente di natura artificiale, che di per sé creano disturbo al sistema, forze che al giorno d’oggi sono sempre più presenti e invasive e che sono le maggiori responsabili della spinta epigenetica verso la moderna condizione umana, sempre più malata e dipendente da sistemi sanitari centralizzati, che difficilmente riescono a fornire soluzioni nelle cronicità.

Quindi la via positiva prevede una maggior esposizione alla natura e quindi una maggior presenza dei vari personaggi naturali, con qualche eccezione nel caso di approcci terapeutici atti a sostenere la vitalità e favorire la riorganizzazione della vita, mentre la via negativa prevede prevalentemente di evitare/minimizzare l’impatto di diverse tecnologie che orami fanno parte della nostra esperienza di vita umana.

In ultima analisi, probabilmente quello che realmente conta è mantenere alta l’energia del sistema biologico, per disperdere il meno possibile elettroni all’ambiente e mantenere bassa l’entropia del sistema. In altri termini: quando si perde energia l’entropia aumenta, il tempo si dilata e così si accorcia la vita.

Per farlo è tuttavia fondamentale acquisire una rinnovata conoscenza dei fenomeni della vita, tanto complicata tanto più ci si addentra a livello di osservazioni scientifiche, ma di fatto semplice se si guarda alla Natura.

Infatti, l’avanzare in questo percorso è legato ad una semplice domanda: la Natura fa errori? Se non fa errori, perché esiste quel determinato fenomeno osservabile?

A cura del Dott. Pietro Del Giudice, medico chirurgo

Daremo spazio alle spiegazioni a portata di tutti e alle domande, nel ciclo di conferenze ad iniziare da lunedì 23 settembre ore 20,30 presso Igea Studio, sempre a cura del dott. Del Giudice

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