Counseling

Il termine “counseling” deriva dal verbo inglese “to counsel” che risale a sua volta al latino “consulere”, voce verbale composta da “cum” e “solere”, ovvero “alzarsi insieme” e traducibile in “venire in aiuto”.

Il Counselor è un professionista della relazione di aiuto, che si differenzia dalle professioni legate alla salute mentale quali lo psicoterapeuta, lo psichiatra e lo psicologo. È un chiarimento necessario e fondamentale per non sovrapporre gli ambiti dei professionisti nella relazione di aiuto e per poter far emergere la qualità e le specificità del Counselor.
Questa professione, che in Italia risulta ancora agli albori, in occidente, ed in particolare modo nei paesi anglosassoni, è consolidata da una lunga tradizione. Si parla di “lavoro sociale”: si tratta di specialisti nell’ambito dell’assistenza sociale e nell’orientamento. Vi è anche una formazione specifica ed un’attitudine diversa, propria della cultura ed educazione professionale di riferimento.
Il Counselor o facilitatore, è un professionista che svolge un servizio al cliente nel’ambito della relazione d’aiuto. Il cliente che necessita di lavorare su una difficoltà, e sente il bisogno di esporre o chiarire alcuni aspetti di sé, trova nel counselor un ascoltatore che agisce nel qui ed ora con il proprio interlocutore. Infatti, il lavoro del professionista è cercare di avviare un processo di auto-consapevolezza ed empowerment nel cliente, affinché possa scorgere e rendere consce le proprie potenzialità per aiutarsi, aprendo un ventaglio di possibilità fino ad allora nascoste.
Tra gli aspetti più importanti del Counselor c’è il suo modo di porsi: per prima cosa la fiducia e l’instaurazione di una relazione empatica con il cliente, facendo bene attenzione a seguire le sue esposizioni e i suoi comportamenti e in secondo luogo sospendendo ogni forma di giudizio, restituendo a lui la responsabilità personale di prendere delle decisioni in autonomia.

Vediamo ora le differenze tra le due figure professionali: lo Psicoterapeuta e il Counselor, che per formazione e vocazione hanno dei punti in comune, ma il contesto, il metodo, il modo e i tempi li differiscono sostanzialmente.
Il Counselor si differenzia per diversi fattori:
• Il Counselor lavora sul disagio e non sulla malattia. Quindi la persona è un cliente e non un paziente.
• Il Counselor lavora in maniera orizzontale con il cliente, è sullo stesso piano relazionale, è un facilitatore che “prende e rimanda” i contenuti dell’interlocutore su una superficie paritetica dal punto di vista umano, senza una definizione specifica di ruoli. Al contrario, per necessità della professione, la relazione dello Psicoterapeuta con il suo assistito è di tipo verticale: Specialista – Paziente.
• Il Counselor lavora nelle aree di benessere: attua strategie e tecniche per potenziare le risorse del cliente che non abbia bisogno di uno Psicoterapeuta.
• Gli incontri del Counselor sono dislocati in un arco temporale ed una frequenza limitata, al massimo un numero di incontri generalmente da 2 a 10. Al contrario lo Psicoterapeuta potrebbe aver bisogno di più tempo per fare un lavoro più approfondito.
• Il “contratto” o gli intenti da perseguire sono concordati dai soggetti in questione: il setting ha sempre un focus definito.
In sintesi, la finalità nel Counseling è di ascolto, supporto, sviluppo delle capacità, orientamento, ampliamento delle possibilità, consolidamento dell’autonomia e dell’autostima.

Ma non solo… è uno strumento per comprendere il significato nascosto di un sintomo psicosomatico, di conseguenza la persona verrà sollecitata a comprendere i segnali del proprio corpo, dando ascolto e significato alle sue stesse parole, e del ruolo che giocano le emozioni sul proprio stato di salute.
La psicosomatica si occupa della stretta relazione tra la mente e il corpo, intesi non come fusione, ma come interfaccia di un’unica realtà. Le somatizzazioni si manifestano con sintomi fisici che farebbero pensare ad un disturbo di tipo medico ma che, in realtà, non sono riconducibili ad esso. Chi soffre di somatizzazioni, se sottoposto a controlli medici accurati per i sintomi che presenta, otterrà risultati non riconducibili alla propria affezione. Più nello specifico, un sintomo psicosomatico può essere espressione di emozioni non espresse, “pezzi” di sé sconosciuti, talenti e/o ambizioni represse.

Si registra un continuo aumento di disturbi psicosomatici nella società. Le tipologie principali di queste malattie, infatti, sono riconducibili allo stress, alle frustrazioni e al senso di solitudine e di inadeguatezza, le vere grandi “crisi emotive” dell’uomo moderno. Esse sono:
• situazioni di crollo esistenziale, come perdita affettiva nel caso di separazioni e divorzi, lutti, pensionamenti. Stress da lavoro o da relazioni conflittuali non gratificanti;
• condizioni di stress acuto e improvviso da arrabbiature e da brutte notizie;
• incapacità ed impossibilità ad esprime le emozioni, in particolare la rabbia;
• prolungamento di uno stato di abbattimento e di demotivazioni;
• vita affettiva priva di figure di sostegno (partner, genitori, amici veri), senso di solitudine.

I sintomi fisici riconducibili all’interazione soma-mente si manifestano a più livelli: disturbi dell’alimentazione, gastroenterici, cardiocircolatori, respiratori, urogenitali, locomotori, dermatologici di vario genere che non trovano riscontro fisico negli esami di laboratorio o negli approfondimenti relativi. I segnali che la mente lancia al corpo sono sempre un campanello che suona per farci vedere quali parti della nostra vita hanno necessità di essere rivelate, accolte, ascoltate.

Con il programma CON_TATTO mi propongo di facilitare le persone a un maggior contatto con la propria dimensione corporea e il riconoscimento delle proprie emozioni, aumentando il senso di benessere e la serenità.

Elisa Zaccaron, Naturopata Heilpraktiker, Counselor, Estetista
345 455 2445
elisaz.naturopata@gmail.com

Attività professionale rientrante nella Legge n. 4 del 14/01/2013

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