Ti è mai capitato di riflettere sulla differenza tra aspettativa e obiettivo? Usi questi termini come sinonimi oppure hanno per te un senso ben distinto?
La differenza tra questi due concetti e il modo in cui noi li usiamo può avere un impatto sul nostro benessere e la nostra felicità. L’interpretazione corretta di questi termini e la loro adeguata utilizzazione ci permette di esprimere ciò che realmente sentiamo e vogliamo dalla nostra vita.
Forse ti sarà successo di comportarti in maniera onesta e disponibile nei confronti di un amico, e di aspettarti quindi di ricevere da lui lo stesso trattamento. Se lo hai ricevuto ti sarai sentito sereno, trattato nella “giusta maniera”, ma se il tuo amico non ha ricambiato i piaceri o non ha dimostrato apprezzamento per i tuoi sforzi, come ti sei sentito? Probabilmente ti sarai sentito arrabbiato o avrai provato un senso di ingiustizia. Ma attenzione: dentro di te provi queste spiacevoli emozioni, eppure il comportamento dell’amico non rientra nella tua responsabilità. Infatti, la tua era un’aspettativa. Ti aspettavi un certo tipo di atteggiamento da parte dell’altro, ma la sua reazione è sotto il suo controllo, non il tuo. Quindi le aspettative potrebbero essere definite come delle idee rivolte al futuro che non dipendono per forza da noi al cento per cento. Desideriamo che accadano, ma non abbiamo la totalità del controllo per quanto riguarda la loro manifestazione. Infatti, se pensiamo alle aspettative che abbiamo o che ci siamo fatti in passato, proviamo a chiederci quanto della loro realizzazione sia o sia stata possibile solo grazie alle nostre azioni. Probabilmente una parte di responsabilità appartiene a qualcun altro oppure le nostre previsioni non erano adattate alla realtà. E soffriamo quando l’aspettativa non viene soddisfatta anche se il comportamento dell’altro o la situazione in sé non è un problema nostro.
Quando ci creiamo delle aspettative, quindi, chiediamoci quanta e quale fetta di responsabilità ci appartiene e quali sono gli altri fattori che invece non dipendono da noi.
L’obiettivo, pur essendo anch’esso un’idea rivolta al futuro, riguarda molto di più noi stessi e ciò che noi possiamo fare per raggiungerlo. Esiste un’ulteriore distinzione all’interno di questo termine: un obiettivo potrebbe essere ad esempio “voglio terminare un progetto”, mentre un obiettivo funzionale, un obiettivo ben creato, sarebbe “il 30 marzo di quest’anno il progetto sarà concluso e pronto per essere concretamente realizzato”. Un obiettivo troppo generico, senza precisazioni concrete o troppo vago nel tempo rischia di rimanere nel mondo delle idee, mentre dettagliare con elementi reali ciò che desideriamo rende l’obiettivo realizzabile.
Innanzitutto chiediamoci se ciò che vogliamo sia qualcosa per la quale abbiamo la totale responsabilità, poiché se desideriamo una cosa che dipende anche o solo da altri, rischiamo di perseguirla nonostante non ci riguardi e di conseguenza rimanere probabilmente delusi, innescando in noi emozioni e sentimenti spiacevoli.
Successivamente accertiamoci che l’obiettivo abbia una forma positiva, ad esempio sostituendo la frase “non sono una persona rigida e severa” con “sono una persona flessibile”.
Dobbiamo inoltre dare un tempo entro il quale intendiamo realizzare il nostro obiettivo. Questo favorisce già la concretizzazione dell’idea. Provate a pensare a queste due frasi: “dimagrirò” e “entro il primo giugno avrò perso 7 chili”. La seconda ci mette di fronte all’azione stessa e alla realtà che desideriamo confrontata con la realtà attuale, condizione che ci permette di orientare le nostre azioni verso ciò che vogliamo.
In conclusione, quando orientiamo i nostri pensieri a una situazione desiderata, chiediamoci se ci stiamo creando un’aspettativa o un obiettivo. Rendiamoci conto che se la responsabilità per la sua realizzazione non è tutta nostra, accettiamo ciò che arriva consapevoli che la nostra parte l’abbiamo fatta. Anche perché aspettarsi, per esempio, che le persone si comportino secondo i nostri standard e i nostri personali modelli, a lungo andare ci ammala e ci riempie solo di rabbia e frustrazione. Quando invece il nostro pensiero è più definibile come obiettivo e il futuro desiderato dipende da noi, rendiamolo il più concreto e positivo possibile, così da permetterci realmente di dar vita ai nostri sogni.