Mio figlio balbetta… e ora cosa faccio?

La balbuzie spaventa.
Spaventa soprattutto perché insorge improvvisamente, dalla notte al giorno, prevalentemente nei primi anni dell’infanzia (la media dei casi si attesta attorno ai 33 mesi).
Spaventa perché può apparire e scomparire, per poi ripresentarsi nuovamente in modi, tempi e contesti a cui spesso non è possibile dare una spiegazione logica.
Spaventa perché una credenza comune – molto diffusa e radicata, ma ormai smentita dagli studi scientifici sull’argomento – la associa ad un possibile evento traumatico, attribuendole così una causa prettamente emotiva.

Perché allora non fare un po’ di chiarezza? Dissipare la preoccupazione che ci coglie di fronte a qualcosa che non conosciamo, o conosciamo solo in parte, è compiere un primo passo per essere d’aiuto a chi presenta questa caratteristica del linguaggio.

Iniziamo quindi dicendo che “la balbuzie è un disordine del ritmo della parola, nel quale il soggetto sa con precisione ciò che vorrebbe dire, ma nello stesso tempo non è in grado di dirlo a causa di arresti, ripetizioni e/o prolungamenti di suoni che hanno carattere di involontarietà” (OMS, 1997).
La consapevolezza di non poter controllare la modalità con cui si articolano e si scandiscono le parole (che emerge da subito già nei bambini più piccoli), la percezione di una propria diversità nel confrontarsi verbalmente con persone “normofluenti”, i vissuti di vergogna e paura che spesso insorgono in una persona che balbetta, possono indurre atteggiamenti di evitamento.
Sfuggire un’occasione di scambio comunicativo permette infatti di ridurre il timore che la propria balbuzie si manifesti all’attenzione dell’interlocutore, ma allo stesso tempo alimenta un circolo vizioso in cui la rinuncia ad esprimere se stessi e le proprie istanze alimenta una crescente ansia sociale.

Che fare nel caso in cui mio figlio o mia figlia manifesti dei sintomi di balbuzie (o apparente tale)?
Posso innanzitutto mantenere la calma.
Quindi posso rivolgermi ad uno specialista (il Neuropsichiatra Infantile in primis, poi un Logopedista specializzato in disordini della fluenza), che mi aiuti a definire esattamente ciò che sto ascoltando e, soprattutto, a dirimere le mie perplessità.
Nella maggioranza dei casi (75-80%), un disordine del ritmo del linguaggio a insorgenza precoce (tra i 18 e i 42 mesi circa) è soggetto a remissione spontanea nell’arco di 6-12 mesi dalla sua comparsa. Questo dato confortante tuttavia non deve convincermi ad aspettare che il tempo risolva le cose da sé. Ecco le ragioni per non esitare a contattare uno specialista:
• Poiché la reazione del contesto in cui il bambino/a vive contribuisce a determinare il suo approccio (positivo o negativo) alla comunicazione, è sempre utile conoscere quali sono le modalità migliori per instaurare uno scambio linguistico soddisfacente per tutti.
• Esistono specifici fattori di rischio che è necessario vagliare per definire se un bambino rientri più probabilmente nella percentuale di soggetti in cui il disturbo permarrà nel tempo.
• Quanto prima si interviene, tanto maggiori sono le risorse cognitive a disposizione del bambino per rispondere alle sollecitazioni della terapia e tanto più efficace l’acquisizione di una maggiore fluenza dell’eloquio.

Mantieni la calma. Puoi.
Chiedi informazioni. C’è chi può esserti d’aiuto.

Dr.ssa Alessia Degano – Logopedista

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